"Risacca"


La Risacca non ricorda più perché sia costretta a fare avanti e indietro, a trascorrere per sempre l'esistenza confinata alla costa, senza mai avanzare.
Vi fu un tempo in cui le onde del mare non erano bloccate in circolo, ma scorrevano liberamente su valli e pianure, su su fino alle montagne, per poi ridiscendere in scroscianti cascate, il tutto a loro piacimento.
In quegli anni, la vita degli agricoltori era difficile, perché era impossibile prevedere le esondazioni di acqua salata e programmare le coltivazioni.
Per sopravvivere, gli esseri umani erano costretti a ricorrere alla caccia, o a cibarsi dei pochi frutti della terra che riuscivano a crescere nonostante le avversità.
Ma un giorno come gli altri, durante le sue solite incursioni terrestri, la Marea si fermò a osservare un gruppo di bambini che giocavano in una radura.
I bimbi correvano e saltellavano ovunque, ridendo e divertendosi come matti, in un girotondo infinito.
"Che cosa fate?" chiese allora l'imponente massa d'acqua, circondando l'area di gioco con fare interrogativo.
Uno dei ragazzini, il più competitivo, a malapena la notò e rispose, come se fosse ovvio: "Giochiamo a rincorrerci!" poi riprese a inseguire i suoi compagni, sempre ridendo.
La Marea udì la risposta del bambino, e rimase perplessa.
Per ore, osservò correre quelle piccole creature solide, li vide cadere e sbucciarsi le ginocchia, rotolare per terra e, soprattutto, ridere, ridere e ridere.
Per un po', si tenne in disparte, poi volle partecipare al gioco anche lei.
I ragazzini, superata la sorpresa di ricevere un compagno di giochi così particolare, la accolsero di buon grado, e il gioco ricominciò come nulla fosse.
La massa d'acqua si calò nella parte alla perfezione: inseguì e si fece inseguire per tutto il pomeriggio, ondeggiando sul terreno con fare goffo e senza forma, in un circolo perpetuo di schiamazzi e di divertimento.
Infine, calata la sera, fu costretta suo malgrado a salutare i compagni di gioco, vinti dalla stanchezza e richiamati a casa dai genitori.
Al tramonto, la Marea rimase sola, e rifletté sulla giornata appena trascorsa.
Provava una sensazione piuttosto agrodolce, perché ora al divertimento appena provato era subentrata la malinconia.
In più, si sentiva alquanto insoddisfatta.
Giocare coi bambini era stato divertente, non poteva negarlo, eppure, aveva dovuto trattenere il proprio impeto, per evitare di far loro del male.
Di conseguenza, l'esperienza era stata meno liberatoria rispetto al correre a tutta forza sulle colline, incurante dell'ambiente circostante, sradicando qualunque cosa le si parasse davanti.
Inoltre, le sue corse sul continente non erano limitate a qualcosa di tanto ridicolo quanto lo scorrere delle ore, o la presenza di luce: dipendevano soltanto dalla sua volontà.
La Marea rifletté ancora un po', poi riprese a correre, questa volta con estrema rapidità.
Voleva provare l'ebbrezza di scorrazzare sulla terra senza freni, ma, allo stesso tempo, bramava il fatto di avere qualcosa da inseguire, qualcosa che rivaleggiasse con la sua velocità.
Così, cominciò a rincorrere se stessa, a inseguire la propria sconfinata massa d'acqua da un capo all'altro del globo, cercando in tutti i modi di raggiungersi e di provare soddisfazione.
Agli occhi degli uomini, il tentativo si concluse con la placida creazione degli oceani, con una vita più tranquilla e con la possibilità di coltivare il terreno con le proprie forze, superando gli stenti e la miseria.
In realtà, a loro insaputa, il gioco prosegue ancora oggi, nonostante la Marea, confusa dall'inseguimento millenario, abbia dimenticato da tempo le proprie motivazioni.
Ma ancora oggi alcuni pescatori, tendendo l'orecchio al frangersi delle onde e alla spuma frizzante della risacca, giurano di udire ridere, ridere e ridere.

#RoadtoHalloween

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