UOMO SU CARTA



C'è stato un tempo, tantissimi anni fa, in cui ero convinto di essere unico nel mio genere, speciale, grandioso. Pensavo sul serio, nella mia ignoranza, che l'eccezionalità della mia condizione meritasse attenzione, e che al mondo chiunque, indipendentemente dal proprio stato, credo o razza, fosse obbligato a conoscerla, così da ammirarmi.
Ora come ora so bene, e già da un po', che la mia esistenza non è affatto rara, e che su qualunque diario, taccuino o quaderno, è possibile incontrare miei cugini, fratelli e sorelle.
Ma mi è costato molto ammetterlo.
Sono nato un mattino di tanti anni fa, alle soglie dell'estate.
Complici dell'evento furono la noia e la svogliatezza di una ragazzina dai capelli scuri, trepidante d'attesa per la fine dell'orario scolastico, e un fugace getto d'inchiostro, tra le pagine di un diario malmesso.
Appena nato, ancora confuso, guardai verso l'alto e scorsi un'enorme ombra stagliarsi nel cielo sopra di me, oscurando la luce del sole.
Una punta immensa, accusatrice, si staccò dal mio corpo fresco e un gigantesco viso femminile, giovane, mi scrutò con fare critico.
"Mmh..." fu tutto ciò che disse.
E in quel momento, la campanella suonò.
Tutti i bambini si affrettarono ad afferrare i propri orpelli e accessori di scuola, mentre il diario su cui mi trovavo venne chiuso di scatto, relegandomi nel buio.
Mi ci sono voluti vent'anni prima che avessi il coraggio di dire ciao ai vicini di pagina, e quasi altrettanti per convincermi a fare capolino oltre la copertina, per sbirciare nel mondo reale.
Ma adesso sono pronto.
Adesso ho preso coraggio, e sono un uomo nuovo.
Sono pronto a guidare i miei fratelli verso il mondo tridimensionale, ai confini del diario, e  ancora oltre.
Poi, ci vendicheremo per l'abbandono.

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